05-11-08, 11:04 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 05-11-08, 11:05 PM da er wagone.)
La lascio cos? come l'ho trovata, ma potete immaginarci l'auto che volete, meglio se dotata di un bel V8:
Memoria per i signori giudici del Tribunale Verde.
Mando questo messaggio dalla mia cella della prigione di massima sicurezza di Torino. So di aver sbagliato e, quindi, mi aspetto una esemplare condanna. Ma vorrei, ancora una volta e con molta umilt?, esporre gli specialissimi motivi che mi hanno indotto a commettere una simile infamia e a vivere un momento di pura follia, sperando cosi di indurvi a un minimo di comprensione.
Come lor signori sanno, sto da solo, anzi stavo, in una vecchia villa nel parco nazionale della Collina-Po. E? una casa che appartiene alla mia famiglia dal Novecento. Vi sono vissute varie generazioni e io l?ho ereditata l?anno scorso dopo la scomparsa dei miei cari nella tragedia della navetta ?Marte l".
Due settimane fa ho ricevuto da uno studio legale della citt? una comunicazione. Dovevano consegnarmi un documento lasciatomi da mio padre.
Ho trovato un suo video-nastro e una busta sigillata che aveva l?aria di essere antica. Il messaggio era semplice. In poche parole, papa, dopo avermi rivolto un ultimo saluto, mi spiegava che la busta gli era stata lasciata dal nonno che a sua volta l?aveva ricevuta dal suo e che ormai avrebbe dovuta essere aperta da me. E mi invitava a farlo entro l?anno per rispettare le volont? dell?avo che aveva cominciato la catena.
Ho aspettato di essere a casa. Ero commosso e incuriosito. E mi sentivo pi? che mai solo. Sulla busta, un documento venerando in spessa carta giallognola, erano scritte, a mano, due sole parole: "Al futuro". Dentro, una piantina della villa e del giardino, una letterina con alcune istruzioni. Poche parole, che oggi mi appaiono spietatamente ironiche: ?Al mio discendente. Ti ho voluto fare un regalo. E una cosa estremamente preziosa, che spero tu gradisca e che ti possa arricchire. E un ricordo di anni che tu non hai conosciuto e un segno di amore attraverso il tempo. Torino, li 20 settembre 1988".
Ho seguito le istruzioni. Dovevo abbattere un finto muro che nascondeva una camera ricavata in un fianco della collina. Con un laser a bassa potenza ho aperto un varco in pochi minuti e dentro ho trovato la ?cosa".
Sono inorridito: un raggio di sole, mentre la polvere ricadeva al suolo, ha illuminato un enorme ammasso di schifosa plastica che racchiudeva un grosso oggetto. Non capivo di che si trattasse.
La camera era rivestita con uno strano materiale sintetico e altri piccoli contenitori erano appoggiati sulla parete di fondo. Non volevo toccare la plastica, materia proibita dalla legge, ma a quel punto ero follemente incuriosito. Ho usato ancora il laser, ho tirato e strappato. E la ?cosa" mi ? apparsa nella sua mostruosita. Era un?automobile, un veicolo mosso da un motore a scoppio.
Ero sudato e tremavo. Lo so, lo so, avrei dovuto mollare tutto e chiamare la benemerita Polizia Forestale, ma a quel punto mi ha preso, lo ripeto, una sorta di follia. Le auto erano state bandite da oltre 80 anni dopo la Grande Rivoluzione Verde e in seguito all?evoluzione della fusione fredda dei Sommi Benefattori Fleischmann, Pons e ]ones, quelle contenute nei musei erano state demolite insieme con tutte le altre e si trovava qualche fotografia solo nei testi di storia, insieme con altri tristi esempi dell?Epoca dei Gas.
Ho girato intorno al mostro, che era sistemato su una pedana. Era colorato in rosso, poggiava su grosse ruote, la carrozzeria in metallo scintillava.
C?era una targhetta nella parte posteriore: ?Delta HF integrale". E sul davanti quello che mi ? sembrato un marchio blu con un piccola scritta: ?Lancia". Ho aperto le porte, mi sono seduto dietro, poi davanti. Era tutto meravigliosamente conservato. La macchina pareva nuova. Ho trovato un?altra busta: una chiave, una letterina con le istruzioni per l?accensione del motore e la guida.
Le ho lette con furia. Mi sentivo in colpa, avevo paura, ma nello stesso tempo c?era qualcosa in me che si era risvegliato. Ho spinto l?auto in giardino. Era il tramonto. "Ghicio", il mio vecchio gatto rosso ? venuto ad annusare il mostro, e saltato dentro, si ? sdraiato su un sedile. Tutto era silenzio. L?aria era profumata. Vedevo sotto la citt?, persa tra gli alberi. Il cielo terso era solcato dalle slitte magneto-elettriche e dalle navette pubbliche.
Ho trascinato fuori i contenitori. Benzina, olio, acqua. Ho pensato alla corrente elettrica. L?auto era pronta, mi sono seduto al volante, ho riletto le istruzioni. E ho girato la chiave.
Una volta, due volte. Non so. Una vibrazione, un rombo di motore, un tuono spaventoso. Ho spento tutto, ho riacceso, ho preso confidenza. E ho percorso qualche metro in giardino. Poi mi sono abbandonato sul sedile.
E la benemerita Polizia Forestale mi ha trovato ancora dentro il ?mostro". La nuvola di gas di scarico e il rumore erano stati captati dai rilevatori e alcuni agenti si erano posati a pochi metri da me con le loro slitte. Non ho fatto resistenza, neppure quando, dopo aver bonificato tutta la zona, hanno sezionato il regalo venuto dal passato in minutissimi pezzi.
Ora sono qui, da due giorni. So che mi aspettano lunghi anni nei campi di rimboschimento di Marte. Vorrei che sapeste che sono profondamente pentito e che ho capito, in quei pochi minuti, come quei terribili mostri chiamati auto potessero far perdere la testa alla gente. Sono pentito, ma non dimenticher? mai quella vibrazione e quel rombo.
Rispettosamente vostro, detenuto N.27, Torino, 22 settembre 2088.
questo racconto lo scriveva Michele Fenu, giornalista torinese, vent'anni fa.
Riletto oggi, fa riflettere. (e commuovere)
Memoria per i signori giudici del Tribunale Verde.
Mando questo messaggio dalla mia cella della prigione di massima sicurezza di Torino. So di aver sbagliato e, quindi, mi aspetto una esemplare condanna. Ma vorrei, ancora una volta e con molta umilt?, esporre gli specialissimi motivi che mi hanno indotto a commettere una simile infamia e a vivere un momento di pura follia, sperando cosi di indurvi a un minimo di comprensione.
Come lor signori sanno, sto da solo, anzi stavo, in una vecchia villa nel parco nazionale della Collina-Po. E? una casa che appartiene alla mia famiglia dal Novecento. Vi sono vissute varie generazioni e io l?ho ereditata l?anno scorso dopo la scomparsa dei miei cari nella tragedia della navetta ?Marte l".
Due settimane fa ho ricevuto da uno studio legale della citt? una comunicazione. Dovevano consegnarmi un documento lasciatomi da mio padre.
Ho trovato un suo video-nastro e una busta sigillata che aveva l?aria di essere antica. Il messaggio era semplice. In poche parole, papa, dopo avermi rivolto un ultimo saluto, mi spiegava che la busta gli era stata lasciata dal nonno che a sua volta l?aveva ricevuta dal suo e che ormai avrebbe dovuta essere aperta da me. E mi invitava a farlo entro l?anno per rispettare le volont? dell?avo che aveva cominciato la catena.
Ho aspettato di essere a casa. Ero commosso e incuriosito. E mi sentivo pi? che mai solo. Sulla busta, un documento venerando in spessa carta giallognola, erano scritte, a mano, due sole parole: "Al futuro". Dentro, una piantina della villa e del giardino, una letterina con alcune istruzioni. Poche parole, che oggi mi appaiono spietatamente ironiche: ?Al mio discendente. Ti ho voluto fare un regalo. E una cosa estremamente preziosa, che spero tu gradisca e che ti possa arricchire. E un ricordo di anni che tu non hai conosciuto e un segno di amore attraverso il tempo. Torino, li 20 settembre 1988".
Ho seguito le istruzioni. Dovevo abbattere un finto muro che nascondeva una camera ricavata in un fianco della collina. Con un laser a bassa potenza ho aperto un varco in pochi minuti e dentro ho trovato la ?cosa".
Sono inorridito: un raggio di sole, mentre la polvere ricadeva al suolo, ha illuminato un enorme ammasso di schifosa plastica che racchiudeva un grosso oggetto. Non capivo di che si trattasse.
La camera era rivestita con uno strano materiale sintetico e altri piccoli contenitori erano appoggiati sulla parete di fondo. Non volevo toccare la plastica, materia proibita dalla legge, ma a quel punto ero follemente incuriosito. Ho usato ancora il laser, ho tirato e strappato. E la ?cosa" mi ? apparsa nella sua mostruosita. Era un?automobile, un veicolo mosso da un motore a scoppio.
Ero sudato e tremavo. Lo so, lo so, avrei dovuto mollare tutto e chiamare la benemerita Polizia Forestale, ma a quel punto mi ha preso, lo ripeto, una sorta di follia. Le auto erano state bandite da oltre 80 anni dopo la Grande Rivoluzione Verde e in seguito all?evoluzione della fusione fredda dei Sommi Benefattori Fleischmann, Pons e ]ones, quelle contenute nei musei erano state demolite insieme con tutte le altre e si trovava qualche fotografia solo nei testi di storia, insieme con altri tristi esempi dell?Epoca dei Gas.
Ho girato intorno al mostro, che era sistemato su una pedana. Era colorato in rosso, poggiava su grosse ruote, la carrozzeria in metallo scintillava.
C?era una targhetta nella parte posteriore: ?Delta HF integrale". E sul davanti quello che mi ? sembrato un marchio blu con un piccola scritta: ?Lancia". Ho aperto le porte, mi sono seduto dietro, poi davanti. Era tutto meravigliosamente conservato. La macchina pareva nuova. Ho trovato un?altra busta: una chiave, una letterina con le istruzioni per l?accensione del motore e la guida.
Le ho lette con furia. Mi sentivo in colpa, avevo paura, ma nello stesso tempo c?era qualcosa in me che si era risvegliato. Ho spinto l?auto in giardino. Era il tramonto. "Ghicio", il mio vecchio gatto rosso ? venuto ad annusare il mostro, e saltato dentro, si ? sdraiato su un sedile. Tutto era silenzio. L?aria era profumata. Vedevo sotto la citt?, persa tra gli alberi. Il cielo terso era solcato dalle slitte magneto-elettriche e dalle navette pubbliche.
Ho trascinato fuori i contenitori. Benzina, olio, acqua. Ho pensato alla corrente elettrica. L?auto era pronta, mi sono seduto al volante, ho riletto le istruzioni. E ho girato la chiave.
Una volta, due volte. Non so. Una vibrazione, un rombo di motore, un tuono spaventoso. Ho spento tutto, ho riacceso, ho preso confidenza. E ho percorso qualche metro in giardino. Poi mi sono abbandonato sul sedile.
E la benemerita Polizia Forestale mi ha trovato ancora dentro il ?mostro". La nuvola di gas di scarico e il rumore erano stati captati dai rilevatori e alcuni agenti si erano posati a pochi metri da me con le loro slitte. Non ho fatto resistenza, neppure quando, dopo aver bonificato tutta la zona, hanno sezionato il regalo venuto dal passato in minutissimi pezzi.
Ora sono qui, da due giorni. So che mi aspettano lunghi anni nei campi di rimboschimento di Marte. Vorrei che sapeste che sono profondamente pentito e che ho capito, in quei pochi minuti, come quei terribili mostri chiamati auto potessero far perdere la testa alla gente. Sono pentito, ma non dimenticher? mai quella vibrazione e quel rombo.
Rispettosamente vostro, detenuto N.27, Torino, 22 settembre 2088.
questo racconto lo scriveva Michele Fenu, giornalista torinese, vent'anni fa.
Riletto oggi, fa riflettere. (e commuovere)
1963 Mercury Comet convertible - 1979 Jeep Wagoneer Limited - 1982 Ford LTD Country Squire
Progresso vuol dire che per tutto occorre sempre meno tempo e sempre pi? denaro - Frank Sinatra
"Global Warming is the greatest hoax ever perpetrated on the American people." (Sen. James Inhofe (R-Okla.), chairman of the Senate Environment Committee)