08-11-12, 01:50 AM
Riprendo di qui uno spunto interessante visto nel post [url="https://www.usacarsforum.it/forum/index.php?/topic/202-raccontate-la-storia-della-vostra-prima-americana/page__st__250"]https://www.usacarsforum.it/forum/index.php?/topic/202-raccontate-la-storia-della-vostra-prima-americana/page__st__250[/url] per non inquinare quello e continuare questo:
Per i "niubbi" il concetto di auto americana d'epoca e' piuttosto semplice: "e' bella, diversa dalle altre, fa un rumore bello, si fa notare piu' di altre auto che costano molto di piu'": il rapporto soldi investiti/status sociale percepito dall'esterno e' molto alto e questo attira molti "estimatori di serie B" che non riconoscono in questi mezzi valori collezionistici o ingenieristici ma piuttosto di mera presenza scenica.
Molti qui mi sembra di aver capito che invece sono di natura diametralmente opposta: potendo le loro auto USA le vorrebbero invisibili e non sopportano di essere visti come dei "spandoni".
Sara' che sono sempre stato toccato dall'anticonformismo derivante dall'avere famiglia sia in nord Europa (Svezia) che in USA, ma questa scuola di pensiero non l'ho mai concepita: sono sempre stato diverso (altissimo, biondo, background completamente diverso dai ragazzi con cui sono cresciuto sul Lago Maggiore che non e' esattamente cosmopolita...) e se da ragazzino ci soffrivo (e avrei proprio voluto essere invisibile o peromeno in grado di sparire nel gruppo), gia' da ventenne ho accettato la mia diversita' senza nemmeno pormi troppo il problema "eh ma chissa' cosa pensa la gente". A 25 anni se mi girava (e capitava spesso) uscivo con un bomber G-1 dell'aviazione militare USA ed un vero cappello da cow-boy di feltro formato a vapore. La mia Torino ha un teschio sul cofano che ovviamente e' ridicolo ma che a me personalmente piace e "funziona" con l'estetica della macchina: ce lo lascio. Qua tutti ascoltano Dub Step e Drum and Base e io ascolto rock classico e pochissima roba moderna alternativa.
La vita e' mia e quello che compro, uso, faccio sono bellamente fattacci miei finche' non reco del danno ad altri, il mio messaggio e': godetevi l'americana in giro per l'Italia perche' sono gran belle macchine e non c'e' neanche da pensare "chi guarda storto e' solo invidioso", cavolacci suoi, non e' nemmeno un problema da porsi secondo me! Questo concetto fortemente radicato negli USA e' una delle cose che piu' apprezzo qui.
Qualche mese fa a NYC con un amico Italiano, in una serata "rimpatriata alcoolica" vagando per le strade del Meatpacking District piuttosto ciucci abbiamo incrociato un tizio di colore vestito da tigre della Kellogs che stava parlando con delle ragazze che ridevano di gusto, e intendo un costume completo da "peluche" dalla testa ai piedi. Di primo acchitto l'ho guardato pensando "questo e' scemo, ma cosa fa conciato cosi'?" poi nella fratellanza dell'acool (ovvio che anche questo non e' che fosse troppo sano!) condito dalla presenza inebriante delle patasgnocchere ci siamo messi a parlare e mi ha detto di essere un poeta errante che quella sera aveva deciso di vestirsi cosi' perche' gli andava. Si e' quindi esibito in una poesia/rap improvvisata che ci ha lasciato tutti a bocca aperta per qualita' sonora e contenuto creativo. Morale della favola: don't judge a book by it's cover, sopratutto se la cover e' un'auto americana d'epoca o un costume da Tigre della Kellogs
Per i "niubbi" il concetto di auto americana d'epoca e' piuttosto semplice: "e' bella, diversa dalle altre, fa un rumore bello, si fa notare piu' di altre auto che costano molto di piu'": il rapporto soldi investiti/status sociale percepito dall'esterno e' molto alto e questo attira molti "estimatori di serie B" che non riconoscono in questi mezzi valori collezionistici o ingenieristici ma piuttosto di mera presenza scenica.
Molti qui mi sembra di aver capito che invece sono di natura diametralmente opposta: potendo le loro auto USA le vorrebbero invisibili e non sopportano di essere visti come dei "spandoni".
Sara' che sono sempre stato toccato dall'anticonformismo derivante dall'avere famiglia sia in nord Europa (Svezia) che in USA, ma questa scuola di pensiero non l'ho mai concepita: sono sempre stato diverso (altissimo, biondo, background completamente diverso dai ragazzi con cui sono cresciuto sul Lago Maggiore che non e' esattamente cosmopolita...) e se da ragazzino ci soffrivo (e avrei proprio voluto essere invisibile o peromeno in grado di sparire nel gruppo), gia' da ventenne ho accettato la mia diversita' senza nemmeno pormi troppo il problema "eh ma chissa' cosa pensa la gente". A 25 anni se mi girava (e capitava spesso) uscivo con un bomber G-1 dell'aviazione militare USA ed un vero cappello da cow-boy di feltro formato a vapore. La mia Torino ha un teschio sul cofano che ovviamente e' ridicolo ma che a me personalmente piace e "funziona" con l'estetica della macchina: ce lo lascio. Qua tutti ascoltano Dub Step e Drum and Base e io ascolto rock classico e pochissima roba moderna alternativa.
La vita e' mia e quello che compro, uso, faccio sono bellamente fattacci miei finche' non reco del danno ad altri, il mio messaggio e': godetevi l'americana in giro per l'Italia perche' sono gran belle macchine e non c'e' neanche da pensare "chi guarda storto e' solo invidioso", cavolacci suoi, non e' nemmeno un problema da porsi secondo me! Questo concetto fortemente radicato negli USA e' una delle cose che piu' apprezzo qui.
Qualche mese fa a NYC con un amico Italiano, in una serata "rimpatriata alcoolica" vagando per le strade del Meatpacking District piuttosto ciucci abbiamo incrociato un tizio di colore vestito da tigre della Kellogs che stava parlando con delle ragazze che ridevano di gusto, e intendo un costume completo da "peluche" dalla testa ai piedi. Di primo acchitto l'ho guardato pensando "questo e' scemo, ma cosa fa conciato cosi'?" poi nella fratellanza dell'acool (ovvio che anche questo non e' che fosse troppo sano!) condito dalla presenza inebriante delle patasgnocchere ci siamo messi a parlare e mi ha detto di essere un poeta errante che quella sera aveva deciso di vestirsi cosi' perche' gli andava. Si e' quindi esibito in una poesia/rap improvvisata che ci ha lasciato tutti a bocca aperta per qualita' sonora e contenuto creativo. Morale della favola: don't judge a book by it's cover, sopratutto se la cover e' un'auto americana d'epoca o un costume da Tigre della Kellogs
"chissà quanto beve!"
"meno di me"
"meno di me"
