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Articolo vergognoso su Ruoteclassiche online
#1
Con estremo disappunto ho letto ieri un articolo pubblicato sulla versione online di Ruoteclassiche di libera lettura (esiste anche la versione a pagamento, identica come contenuti alla rivista cartacea). Parlando di un incidente in cui perse la vita la prima moglie del neo-eletto presidente USA, Joe Biden, l'autore sciorina una sequela interminabile di cazzate condite dalle peggiori bestialità e luoghi comuni sulle auto americane. Sulla pagina di FB l'articolo ha scatenato una ridda di commenti tra gli appassionati, soprattutto facendo notare l'assoluta incompetenza di chi ha scritto l'articolo.

A futura memoria, per ricordare a tutti che la stupidità umana non ha limiti e tralasciando il malcelato "endorsement" al nuovo presidente, riporto per intero il testo, nel caso che il link sparisca nel tempo.

"
Citazione:l mondo assiste incredulo alla tempesta che spazza Washington in queste ore di vigilia, e che ha trasformato la festa dell’inaugurazione in un assedio. Ma la vita di Joe Biden, il più anziano presidente eletto nella storia degli Stati Uniti ha attraversato altre buriane. Nel 2015, durante la vicepresidenza a fianco di Obama, perse il figlio primogenito Beau, di soli 46 anni. Nel 1972, in un incidente stradale, morirono la prima moglie, trentenne e una figlioletta di 18 mesi.
Come quasi tutte le famiglie numerose nell’America anni ’70 i Biden avevano una station wagon. Molto prima dell’era dei Suv, quando i pickup li guidavano agricoltori e carpentieri, la giardinetta agli steroidi era lo status-symbol della media borghesia. L’auto della moglie per bene, con la sua dose extra di cromature e i pannelli finto legno sulle fiancate. Le chiamavano “Country Squire” o “Estate” e anche chi non aveva la seconda casa in campagna e la tessera del golf non vedeva l’ora di possederne una. E intanto si allenava al volante di quegli inguidabili transatlantici.
I Biden non facevano eccezione: il giovane parlamentare, eletto proprio all’inizio di novembre, ne aveva acquistata una per la famiglia, mentre lui si godeva la Corvette Sting Ray del ’67 , dono del padre per il matrimonio. Per le occasioni ufficiali una “limo” con autista e altre berline a noleggio completavano il garage del promettente senatore.

Nuova di pacca. La scelta per l’auto di Nealia Biden era caduta su una Chevrolet Kingswood. Un modello di grande serie, erede - nel nome - della prima Kingswood prodotta tra il ’59 e il ’60 e ispiratrice, con le sue pinne posteriori appiattite, di un’intera generazione di vetture GM.
La nuova Kingswood era molto meno osé della sua antenata. Forme morbide, muso monumentale e verticale, cintura possente, si permetteva tuttavia il lusso di vetri posteriori avvolgenti, che piegavano di quasi novanta gradi verso il lunotto. Il portellone aveva a sua volta un ampio finestrino, motorizzato, che scendeva nella parete metallica. Dentro, tre file di poltrone potevano ospitare fino a nove passeggeri, ma l’ultima panchetta era spesso chiusa e il vano di carico in grado di soddisfare qualsiasi ingombro.
Agilità, questa sconosciuta. Con un passo di tre metri, duemiladuecento chili a vuoto e un cambio - manuale o automatico – ma sempre a tre rapporti, non c’era molto da divertirsi e le famose “Country” davano il peggio proprio sulle strade fangose di campagna, in collina, per non parlare delle performance sulla neve. I motori erano comunque impressionanti, almeno per noi europei: il 5.7 litri V8 di base forniva, in teoria, 260 cavalli. Ma chi non si accontentava poteva contare su un 6.6 litri e perfino un 7.400 di cilindrata. Per farci che cosa non è dato sapere.
La velocità massima dichiarata era di 170 km/h, ma non ci voleva la voce timorata del concessionario per spiegare ai clienti che era saggio non avvicinarsi nemmeno lontanamente a quel limite. Balestre posteriori e freni misti disco- tamburo la dicevano lunga sulla tenuta in emergenza.
Quel maledetto incrocio. Detto questo, e perfettamente convinta di guidare al top della sicurezza (perché queste erano le auto di Detroit negli anni ’70) la bionda signora Biden salì, quel fatidico 18 dicembre ’72, sulla sua Kingswood giallo paglierino. Portava i due bambini più grandi a giocare a casa di amici, e si era presa con sé anche la piccola Amy di neppure due anni.
Scendevano lungo una strada tranquilla, uguale a tutte le altre, che lasciato il sobborgo di Hockessin compie ampie curve tra ville e giardini, prima di innestarsi sulla statale 7 del Delaware. Alle due e trenta, Nealia Biden arrivò in vista dell’incrocio, una T quasi perfetta con la via maggiore, preannunciata da più cartelli e un visibilissimo stop. Nessuno sa cosa accadde. Nel Paese dove se non ti fermi a un incrocio - già allora - ti sequestravano la patente, mrs. Biden tirò incredibilmente dritto. Forse i bambini la distrassero, forse la macchina ebbe un problema, forse i suoi occhi videro, ma il cervello no.
La forza di Joe. La Kingswood finì, per quasi tutta la lunghezza, nella carreggiata della statale, proprio mentre un camion a rimorchio sopraggiungeva lanciato. L’impatto fu spaventoso, a centro vettura, lato conducente. L’auto fu trascinata per una cinquantina di metri, poi cadde dalla massicciata travolgendo tre alberi. Nealia Biden morì sul colpo, così come la piccola Amy. I due maschi se la cavarono miracolosamente, con parecchie ossa rotte e un trauma cranico.
Joe Biden era a Washington, negli uffici del Senato, quando apprese la notizia. Con la sorella e i due fratelli più giovani, tutti impegnati nella campagna elettorale appena conclusa, si precipitò in aeroporto e alle 18 giunse in ospedale.
Rimase mezz’ora con la moglie e la bambina, composte su due barelle. Poi visitò i figli Hunter e Beau, di tre e quattro anni: poco dopo era sull’ambulanza che portava il più grande in un centro pediatrico specializzato, perché le fratture alle gambe necessitavano delle cure di un ospedale migliore. “Non piangere - disse al bambino che non voleva separarsi da lui – salto su anch’io. Ovunque ti portino ci sarà anche il tuo papà”.


https://ruoteclassiche.quattroruote.it/c...nte-biden/

Che resti a memoria come guida per come NON parlare di auto americane!!
"Indicare se cieco, sordo, scemo di mente o mentecatto" - Censimento del Regno d'Italia, 1861.




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#2
Se la Sigora Biden fosse stata alla guida di una Fiat 500 non si sarebbe salvato nessuno della famiglia...
Il giornalista è chiaramente un troglodita!
Dodge Charger 1970
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#3
articolo imbarazzante.
La POTENZA del MUSCOLO di SCHIVARE CARICATORE!

"Mother warned me that there would be men like you driving cars like that."

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"Io penso al baseball quando mi svegli alla mattina. Ci penso tutto il giorno. E lo sogno di notte. L'unico momento in cui non ci penso ? quando lo sto giocando."
Carl Yastrzemski
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#4
Ma che cazzo vuol dire.. Quale macchina nel 72 avrebbe sopportato un urto del genere?!
Alcune non lo sopporterebbero neppure oggi....
1978 Trans Am 400 - WS6, Solar gold, Tan interiors
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#5
Articoli fatti ad hoc... per l'appunto qualunque auto avrebbe fatto la medesima fine se non peggio... figuriamoci una NON americana del periodo li avrebbero riconosciuti dal calco dentale probabilmente...
Di persone cosí ne é piena l'aria purtroppo...
Sicuramente il nuovo presidente é stato molto sfortunato in passato... e pensare che con grande rammarico oggi non potrà nemmeno godersi la sua Corvette...
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#6
É comunque oltremodo vergognoso che una rivista di tale caratura lo pubblichi... Di incidenti del genere ne sono successi chissà quanti ma non per questo bisogna denigrare una categoria di auto... Chissà quanti ne hanno sfiorato e oltrepassato i limiti senza che per questo ci fossero incidenti fatali... la disattenzione umana ne équasi sempre la causa principale...
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#7
Mi sembra un gratuito endorsment a Biden...vergognoso per una rivista di auto. Riguardo all'articolo...meglio non faccia commenti....
[Immagine: firma.gif]
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#8
Altro che endorsement, le prime cose che mi vengono in mente ... poveretto, mica porta sfiga?  Big Grin
Barcollo, ma non mollo!

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#9
ok, dopo questo articolo ci pensero´due volte prima di comprare un numero di Ruoteclassiche in futuro
MAYBE I AM A DINOSAUR, BUT I'M A TYRANNOSAURUS REX BABY - Lemmy
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#10
Poi su FB ha anche risposto, parole che aggravano ancora di più la sua posizione che lui crede essere nell'olimpo della cultura.

"Il pregiudizio, soprattutto quello politico, che
tende alle estremità, è una brutta bestia.
Detto questo, siamo sempre lieti di rispondere ai lettori, soprattutto quando sembra che non abbiamo colto il senso degli articoli o le loro osservazioni, - garbate e in buona fede, perbacco! - possano essere fuorvianti.
Qui una vera risposta non sarebbe neppure necessaria. Ma siccome qualcuno ha tirato in ballo - senza ragioni di contesto - i confronti, citiamo qualche “giardinetta” europea degli stessi anni, con le sue caratteristiche:
Citroen GS, sospensioni oleopneumatiche, quattro dischi, correttori di assetti e di frenata; Peugeot 504, idem con ponte posteriore a bracci longitudinali e differenziale sospeso;
Mercedes w114, idem con raffinato ponte posteriore a triangoli oscillanti obliqui. Della Volvo 144, pensiamo, non occorra neppure accennare. Erano vetture di classe media e medio alta, ma fatto il calcolo con il potere d’acquisto (non certo il cambio), abbastanza equivalenti alle grandi Estate americane.
Nessuna, probabilmente, avrebbe potuto salvare la vita della famiglia Biden, data la violenza dell’impatto. Ma rispetto a cosa si progettava e costruiva in America (e si continuò a fare ancora per tutto il decennio) erano incomparabilmente più moderne e sicure.
Consumavano anche un terzo del carburante, e la crisi petrolifera, dato non banale, arrivò proprio nel ‘73.
Se i dati di fatto non bastassero, può essere interessante andare a rileggere i pensieri di signori come Tom Tjaarda, Giorgetto Giugiaro e altri , che avevano studiato l’auto americana e nutrivano qualche perplessità. Ci sono interessanti saggi in libreria e qualcosa di gratuito anche in rete.
Forse qualcuno di questi motivi pesò nel destino delle Tre Grandi e in quello di buona parte dei loro prodotti. Nel giro di quindici anni si sarebbero estinti e le strade americane riempite di milioni di Golf, Corolla e, su su, tutte le altre.
Ma per fortuna...ogni scarrafone è bello a mamma sua."

Anche questo lo riporto a futura memoria, affinché tutti si possano ricordare la boria e la supponenza che dimostra questo personaggio. Come se la cultura dell'automobile si ottenga leggendo "interessanti saggi in libreria e qualcosa di gratuito anche in rete".
"Indicare se cieco, sordo, scemo di mente o mentecatto" - Censimento del Regno d'Italia, 1861.




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#11
"rispetto a cosa si progettava e costruiva in America (e si continuò a fare ancora per tutto il decennio) erano incomparabilmente più moderne e sicure."

Questa poi è la più grossa delle scemenze: vari enti ancor prima della NHTSA conducevano crash test e indagini accuratissime sugli incidenti già prima del 1965, mentre noi continuavamo a produrre, comprare ed andare in vacanza col portapacchi sul tetto e il serbatoio montato DIETRO IL CRUSCOTTO (vedi Fiat 500-600 e Maggiolino). Chi introdusse le prime cinture di sicurezza...forse la Fiat ??
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#12
Visto l'andazzo dell'articolo ero convinto che terminasse la storia con un: Comprate solo auto elettriche ...

Wordless and sadness
DOV'E' LA MIA BIRRA ?  Big Grin

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#13
ma questo chi è ? senso dell'amore delle auto nei diversi contesti fuori dal suo preferito proprio ZERO! un pò come le tifoserie nel calcio insomma... poi si arrabbia se gli dici che sua mamma mangia l'erba!
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#14
Anche nell'articolo sulla Lincoln presidenziale di Reagan scrive "Un terrificante radiatore “stile Rolls Royce” era stato appiccicato sul muso lineare, disegnato da Elwood Engel, ed avrebbe continuato a deturpare il profilo di tutte le Lincoln del decennio ’70-80".


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#15
Terrificante è la poltiglia che ha al posto dell'encefalo.
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#16
chi ha scritto questo,non ha pensato proprio,ma cmq trattasi di notizia inerente a biden,quindi...fa audience....
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#17
Big Grin leggete sulla Manovella, c'è una presentazione di un libro di questo giornalista ed anche una sua presentazione Big Grin
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#18
Visto, poi è un libro su Giugiaro, un designer che a me fa cagare Big Grin Big Grin Tongue
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