Usa Cars Forum - Dreams on Wheels

Versione completa: Definizioni utili
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Apro questo topic con l?intenzione di fornire un servizio, e non con l?intento, gi? ventilato da qualcuno, di esibire la mia presunta cultura o profonda conoscenza: alla mia et? si incomincia a pensare di trasmettere alle future generazioni ci? che si pensa possa essere utile. L?ispirazione mi ? venuta leggendo alcuni post nei quali ? evidente la confusione tra termini, peraltro generici, che riguardano l?oggetto (o soggetto) ?automobile americana?. Sarei lieto se tutti potessero migliorare, con il loro personale contributo e con domande di chiarimento, questa specie di enciclopedia (parolone <img src="https://www.usacarsforum.it/forum/images/smilies/confused.png" alt="Confused" title="Confused" class="smilie smilie_13" />archaha: ). Horseless carriage; automobile; car. Questi termini, nell?ordine secondo il quale sono scritti, si riferiscono alle denominazioni attraverso le quali gli americani designarono le prime automobili, a partire dai primi anni dell?ottocento: nel 1805 il primo documentato esperimento di un mezzo autonomo ed anfibio costruito da un certo Evans, per pulire i moli e le acque del porto di Chicago, mosso da una caldaia a vapore. - Horseless carriage equivale a ?carrozza senza cavalli? ed ? anche la testata di un giornale specializzato (?The Horseless Age?) edito a partire dal Novembre 1895 negli U.S.A. - Automobile ?, a quanto pare, di origine francese (ma qualcuno sostiene possa essere una parola composta con radici latine). di poco successivo e pare sia entrato in uso nel periodo durante il quale l?industria automobilistica americana riconosceva a quella europea un superiorit? tecnica e qualitativa, durata sino al 1930 circa, quando, per esempio, Duesembreg sosteneva che l?acciaio impiegato era direttamente importato dall?Europa, non prodotto in U.S.A. - Car trae origine dalle lingua nordiche ed era il termine che individuava tutti i mezzi di trasporto trainati da animali. Nel 1913 risultavano circolanti un milione di automobili negli U.S.A. mentre in Italia le vetture immatricolate erano soltanto 18.510 (e non raggiunsero il milione di unit?,se non nel 1956). Evidente la semplicit? del termine e l?impulso a usarlo per il nuovo mezzo di trasporto. Motor; engine. Secondo alcuni ?tecnici? americani il termine motor deve essere riferito ai propulsori che impiegano elettricit? e vapore al fine di produrre lavoro sfruttabile, anche per il movimento. Engine deve essere usato esclusivamente per il motore a combustione intrna (endotermico) anche se esiste la distinzione riguardante lo stationary engine che non ? usato al fine di muovere un veicolo ma per produrre energia sfruttabile in una centrale elettrica o in una fabbrica.
Coachbulder, coach, body.Passiamo, ora, all?aspetto esteriore dell?automobile.



Nonostante il termine ?horseless carriage? fosse usato per individuare le primissime automobili, negli U.S.A. la parte esterna e visibile pu? essere definita anche coach, un pi? diretto riferimento alle carrozze. In effetti e sempre durante i primi anni, i costruttori americani di carrozze furono i primi ?carrozzieri?, cos? come li si intende oggi: ragione per la quale il termine composto ?coach-bulder? (costruttore di carrozze), venendo a mancare la necessit? di realizzare quei veicoli, inizi? a specializzarsi e prediligere le carrozzerie delle automobili. Per avere un?idea di quanti fossero, e quando iniziarono a convertire la loro attivit?, invito a visitare con attenzione questo sito:

[url="http://www.coachbuild.com/index.php?option=com_gallery2&Itemid=50"]http://www.coachbuild.com/index.php?option...2&Itemid=50[/url]

Con la maturit? raggiunta dopo la Depressione e dopo la IIGM, il termine ?body? fu incaricato di soppiantare quelli pi? adatti alle carrozze. I termini usati per difinire le varie parti della carrozzeria sono moltissimi e la letteratura generica (v. per esempio ?Standard Catalog of American Cars 1946-1975?, nelle prime pagine) offre una buona possibilit? di iniziare a capire che cos?? un ?pillar? un ?quarter panel?.
Motorizzazione di massa e Sport. ?La Storia dell?Automobile? ? un soggetto affrontato da innumerevoli Autori, ma soffre di un male che pare essere endemico: chiunque sia stato o sia, non pu? fare a meno di affrontarla a seconda della sua nazionalit?, per cui possiamo reperire (in qualsiasi Biblioteca, pubblica o privata) sempre due versioni, che ignorano, entrambe, l?altra. A differenza di quella delle Ferrovie, della Navigazione e dell?Aviazione, che sono, tutte, universali o globali. La storia dell?automobile europea e quell?altra americana. L?automobile americana si ? evoluta in un Paese nel quale le distanze e le difficolt? nel raggiungere ?qualsiasi? punto dell?enorme complesso di pianure, foreste e montagne non poteva accontentarsi di treni ed imbarcazioni: per queste ragioni, ed altre di tipo sociologico, l?automobile ?doveva? essere diversa da quella concepita ed utilizzata dagli europei, stanziali in un continente molto pi? piccolo. A questo stato di cose si deve aggiungere la situazione economica: iniziata da un gruppo di coloni di origine europea inizi? a dilagare in lungo ed in largo per migliaia di miglia, mantenendo sulle prime il carattere di ?civilt? contadina? con conseguenti esplorazioni e conquiste che svelarono le potenzialit? reali. A quel punto, come ricordano le cronache della American Automobile Association (1902, Chicago), la protesta popolare mise in risalto che le strade americane erano pi? adatte ai carri Conostoga (quelli dei pionieri) che non alle nuove automobili. Nel 1908 quell?Organismo costitu? il proprio ?Contest Board?, uno speciale dipartimento sportivo incaricato di sovrintendere lo svolgimento delle competizioni sportive ?con mezzi motorizzati? (motociclette ed automobili).

Perch??

Il giovane americano, oppresso da educazione rigidissima (di impronta europea puritana), obbligato a studiare e lavorare (si, lavoro minorile sin dall?et? scolare), non aveva praticamente la possibilit? di divertirsi se non il 4 di Luglio (Festa dell?Indipendenza) e durante il Thanksgiving Day. L?automobile gli forn? l?opportunit? di ?inventare? il proprio divertimento, in totale ed effettiva autonomia. La cosa strana ? che, ai tempi, l?automobile (gi? in prossimit? del boom della motorizzzazione di massa) ?doveva essere modificata? per poter correre: ed in questa situazione i giovani americani iniziarono a ?farla da padroni? inventando addirittura un linguaggio del tutto nuovo, al di furi di quello ufficiale della A.A.A. (triple ?A?), linguaggio che porter? ad una improvvisa scoperta (vedremo pi? avanti). Il primo termine di uso corrente, applicato ad un?automobile artigianalmente modificata, fu Speedster, notissima anche ai collezionisti di Ford, ma che non ? mai stata prodotta dalla Fo.Mo.Co. in quanto spogliata o alleggerita dal proprietario con l?aiuto di meccanici (ex maniscalchi del XIX Secolo) e sommariamente potenziata a mezzo di bolt-on-items (sostituti di parti meccaniche originali, prodotti da artigiani sperimentali).
All?inizio fu la speedster. Durante l?anno 2008 la Ford Motor Company rese disponibile al pubblico, me compreso, un album fotografico che ? stato (per essere gentili) completamente ignorato in Europa. I ?bolt-on-items? citati nel post precedente hanno permesso di viaggiare, prima degli anni ?20 ed ancor pi? dopo, sulla neve e sul ghiaccio applicando pattini o sci e cingoli a Tin Lizzie, utilizzare una delle motrici posteriori per muovere una segheria, issare scale fissate sul tetto per la manutenzione dei lampioni pubblici (a gas o elettrici che fossero) ed altre amenit? del genere: tutti bolt-on-items. Nel medesimo periodo, pi? o meno, la giovent?, elettrizzata dalla massiccia diffusione dell?automobile, decise anche di provare la competizione automobilistica, guardandosi bene, per?, dal rivolgersi alla A.A.A. Quest?ultima richiedeva la maggiore et? (21 anni), una visita medica approfondita, una tassa di ammissione non esattamente economica agli esaminandi ed aveva gi? acquisito la fama di Organo inflessibile (attraverso il Contest Board) tanto da aver ordinato a Fisher di ripavimentare Indianapolis gi? nel 1910 (i famosi tre milioni duecentomila mattoni risalgono a quel periodo). L?unica scelta praticabile era la competizione illegale, effettivamente proclamata come tale (outlaw) da A.A.A., e divenne obbligatorio anche usare un lessico che fosse difficilmente comprensibile ?ufficialmente?. ?speedster? divenne stripped-Tee per i giornalisti che si occupavano delle cronache di competizioni organizzate da Promoters (Organizzatori) in qualsiasi luogo fosse possibile sperimentare la velocit? massima: dal Muroc Dry Lake (1910, scoperti dalla famiglia Corum, scozzese ) alla Spiaggia di Daytona (per la precisione Ormond Beach, sin dal 1905) fino ai Bonneville Sal Flats (nel 1910). Robert Roof sin dal 1933, sulle pagine di Popular Mechanics, spiegava con l?aiuto di una stampa, come dovesse essere spogliata una vettura, ne cita moltissime di differenti marche, mentre non ? da dimenticare che gi? nel 1916 egli stesso produceva modifiche al 4 cilindri (four banger) della model T, affinch? potesse essere trasformato ?a valvole in testa, con fino a 16 valvole?. In seguito a questi esperimenti si inizi? a parlare di ?stripped down?, ovvero spogliata (riferito a qualsiasi marca, non solo Ford), ed anche ?souped up?, ossia pompata, che fa riferimento nel linguaggio comune alla preparazione del minestrone (soup).
Verso e dopo la Depressione. Dopo il Black Thursday (gioved? nero) di Wall Street del 24 Ottobre 1929, tutti si aspettavano che uno dei soggetti pi? colpiti dalla crisi economica fosse l?automobile, e cos? almeno fu per le Fabbriche. In questo manufatto, invece, gli americani avrebbero trovato un valido aiuto per superare le ristrettezze: l?emigrazione interna, verso altri Stati (California, per esempio) permise di raggruppare famiglie che in una nuova unit? avrebbero potuto affrontare meglio le ristrettezze economiche, il mezzo per trasferirsi in luoghi che potessero offrire nuove opportunit? e cos? via. L?insospettata testimonianza di questo periodo ? registrata nei vari magazines pubblicati durante i tardi anni ?40 (e successivi, fino agli ultimi ?60) dove ? riportata la presenza di ?migliaia e migliaia di? amateur auto racers (Throttle, da Gennaio a Dicembre 1941) i quali erano dediti a sfide di velocit? estemporanee, tutte praticate al volante di soupe-job, pepped-up (ing. Zora Arkus-Duntov) o su vetture cui erano effettuati lavori di hop-upping (rivista ?Hop-Up?, 1951). In pratica si tratta di sinonimi il cui significato letterale ?: soupe-job = lovoro di preparazione del minestrone (il vero antenato prossimo di hot rod); pepped-up = tirato su, estensivamente ?potenziato?; hop-uppimg = pi? o meno come sopra, vestito della toga. Il perch? della mutazione si trova nella vintage tin, caccia alla latta d?epoca, effettuata nel tempo libero dai giovani che cercavano nei granai e pollai delle fattorie abbandonate durante la Depressione motori, pezzi di ricambio e vetture nascoste dai vecchi proprietari, ormai impossibilitati a rientrarne in possesso. Queste reano ?barn-find?, trovate in un granaio, pollaio, magazzino abbandonato. In particolare, i mezzi cos? reperiti erano anche denominati T-bucket e la spiegazione ha un lato spiritoso. La model T abbandonata nel o dopo il 1929 era stata prodotto in oltre 15.000.000 di esemplari, era notoriamente robusta e semplice (meno di 5.000 pezzi necessari alla sua fabbricazione) e molto leggera; per rimettere in moto il four banger bastava, in 9 casi su 10, sostituire le candele e olio, oltre alla benzina, per cui un rapido e semplicistico calcolo portava a concludere che erano sufficienti 5 dollari (buck) per libbra (di peso) per ottenerne una vettura funzionante. Da for about five bucks a pound a T-bucket o bucket T si evince anche la mania di abbreviare e storpiare I termini per renderli difficilmente comprensibili ?agli altri?.
Arriva ?hot rod?.

Questo comunissimo vocabolo ? l?unico, nel lessico automobilistico americano, ad aver provocato difficolt? di interpretazione anche da parte di Autori smaliziati.

Una breve indagine rivela come ? stato spiegato in Patria:

circa 1950 (?): Ed Winfiled: ?Qualsiasi auto io abbia avuto tra le mani, per me ? sempre stata uno hot rod?.

1965: John Lawlor in ?How to Talk Car?: ?Una vettura di produzione americana ricostruita o modificata per migliorarne le prestazioni ed ottenerne un aspetto pi? personale e funzionale?.

1966: John Christy in ?How to build Hot Rods and Race Them? : ?... una vettura migliorata e modificata al fine di ottenere migliori prestazioni e pi? soddisfacenti doti di maneggevolezza?.

Gennaio 1967: LeRoi Tex Smith: da ?Rod & Custom?: ?Uno hot rod ? dove lo volete trovare?.

1967: lo staff di HOT ROD Magazine in ?Building and Racing the Hot Rod? (citando ?Dictionary of American Slang?): ?Una vettura di produzione, usualmente una roadster spogliata, privata di ogni elemento non necessario, con il motore messo a punto, modificato o sostituito di modo che risulti pi? veloce del progetto originale?.



Si deve anche precisare che ?ufficialmente? hot rod, qualsiasi si la sua definizione, ? realizzato partendo da un?automobile prodotta prima della Seconda Guerra Mondiale, o se si vuole essere tolleranti, prima del 1946: in tal caso ? da puntualizzare che l?Industria americana dell?automobile, non present? nuovi modelli subito dopo la Guerra, perch? durante il conflitto era impegnata, totalmente impegnata, nell?industria bellica.

Se le definizioni sopra citate risultano, quanto meno, sommarie, ecco la mia (ripeto: basata su dati storici, ma suscettibile di aggiustamenti e miglioramenti).



?Hot rod? ? la denominazione attribuita, dopo il 1945, a vetture di fabbricazione nord americana, generalmente ma non esclusivamente roadster usate e reperibili a basso costo, personalmente modificate nella meccanica ed alleggerite nella carrozzeria da teenager, a partire dal 1920-1930; l?obbiettivo era rappresentato da migliori prestazioni raggiungibili in particolari forme amatoriali di competizione, alcune delle quali inventate casualmente, disputate su circuiti a pianta ovale e/o lunghi rettifili scoperti in zone desertiche; contemporanea la guida quotidiana su strada aperta al traffico, assodato che hot rod era spesso l?unica vettura a disposizione del giovane proprietario.
Ed ? ora di custom car.Ci rifacciamo al tema dei ?coach builders? (carrozzieri) per l?interpretazione. A partire dagli anni ?20 (pi? o meno) le Fabbriche americane di automobili decisero di puntare, esclusivamente o parzialmente, alla produzione di luxury personal cars: vetture pensate e costruite per i ?ricchi?. In sostanza si trattava di due differenti specie di vetture, proposte al customer (cliente) dalle larghe disponibilit? economiche, il quale desiderava qualcosa di distintivo o personalizzato: gli optionals diventano di moda in questo periodo e consentono di dotare

la vettura con accessori all?avanguardia. In questo caso si parla di allestimento deciso dal Cliente e, quindi, custom. Chi ancora non si fosse accontentato di tale abbondanza si rivolgeva ad uno dei tanti coachbulders per ottenere una one-off, in italiano fuoriserie.

Le notizie vengono provate dai dati sulla produzione, anno per anno, delle varie Fabbriche: nei pi? dettagliati volumi sull?argomento sono posti in evidenza quanti esemplari, in ogni anno, uscivano dalla catena di montaggio come esemplari custom o come one-off. Nell?immediato dopoguerra (IIGM, 1945) i reduci rientrati in patria disponevano potenzialmente di una paga arretrata pari a circa 50 dollari la settimana, ovvero, calcolando 200 settimane medie sul fronte, circa 10.000 dollari. E? vero che le rimesse a casa erano assai frequenti, ma se si calcola che contemporaneamente (o quasi) le tre Armi avevano messo in liquidazione una mole impressionante di materiale come surplus, anche un paio di migliaia di dollari potevano essere sufficienti a personalizzare un vettura. Notare che i ?surplus? comprendevano tutto ci? che ? immaginabile per modificare un?auto: dall?avanzata attrezzatura d?officina agli stessi veicoli, dai serbatoi ausiliari degli aerei alle parti di ricambio. Dato che il giovane reduce (G.I., da Governement Issue, una Legge che tendeva a favorire il rientro nella vita civile degli ex-militari) aveva anche imparato numerose nozioni e tecniche di manutenzione ordinaria e straordinaria ai mezzi meccanici, era facile produrre autonomamente modifiche, anche complicate, all?undercarriage (sottoscocca), all?engine ed al body. Quindi la custom car classica (vedi The H.A.M.B.) ? una vettura prodotta negli U.S.A. dopo il 1945, sottoposta a lavori di miglioramento estetico (non ancora meccanico) attraverso alterazione delle proporzioni visive, per aggiungere fluidit? alla linea complessiva, generalmente usata per il trasporto personale e, secondo una dichiarazione a me rilasciata da Donald Garlits nel 2008, anche per ?rimorchiare le ragazze?. Con questo scopo in mente si inizi? anche a curare gli interni, rifacendosi alle linee degli arredamenti casalinghi in voga allora. Con questo inizia anche a tramontare l?uso di hot rod quale mezzo double duty, destinando ora la custom per il trasporto personale e hot rod per la competizione, gi? in vista dello sviluppo frenetico della drag car. D?ora in poi qualcuno definir? la custom car come ?auto in costume? (non pi? vestita con il body originariamente approntato dalla Fabbrica).
Le drag cars

Innanzitutto non si chiamano dragster: l?origine del nome dragster ? contrazione di ?drag roadsters?, ovvero le Ford t ed A (e molte altre dell?epoca) destinate all?accelerazione nei tardi anni ?40 e primi ?50. Ne consegue che esistono drag cars e drag bikes (moto) ma non pi? dragsters a due e quattro ruote (se non come denominazione generica ed errata).

Esiste una vera gerarchia tra tutte le auto destinate alla drag race:



Stock: ? una ?vettura di serie? alla quale ?a grandi linee? si pu? apportare un numero limitatissimo di modifiche: in pratica solo il ?blueprinting? (misurazione, controllo delle tolleranze e lavorazioni che riportino la meccanica alle ?specifiche di progetto? originale). Le Associations (come la NHRA) pubblicano ?on line? le specifiche (pesi o masse, misure e tolleranze) che riguardano pistoni e bielle, alberi motore e a camme, condotti e valvole, cambio e differenziale: queste misure devono essere assolutamente rispettate.



Super Stock: come sopra, ma con il permesso di piccole elaborazioni: carburatori (anche nel numero), passaggi ruota per ospitare le slick, rapporti al ponte e poco altro. Nota: una volta si chiamavano ?Modified Production?.



Gas: definite anche ?gasser?, erano gli ?hot rod da competizione? con l?assoluta limitazione all?uso della sola benzina, senza additivi di sorta; tre Classi (allora) per i motori dotati di compressore volumetrico (a lobi, tipo Roots) a seconda della cilindrata, oltre a molte altre Classi (meno note) per quelle ad alimentazione atmosferica.



Altered: in queste auto si possono ?alterare?, entro certi limiti, i parametri classici: ad esempio il passo (wheelbase) per favorire il ?trasferimento dinamico delle masse?; le proporzioni della carrozzeria (operazioni tipiche del customizing); possono essere swapped (trapiantati) motore, cambio e differenziale da altra auto, anche di diversa Fabbrica.



Competition: nella pratica era un vero dragster il cui abitacolo doveva provenire da un?auto di produzione, ovvero (ad esempio) la scocca di una ?Topolino? montata su un telaio lunghissimo; anche in questo caso esistevano varie classi per motori con compressore ed altre con propulsori alimentati a carburatori o iniezione.



TUTTE le auto sin qui nominate sono oggi raggruppate nelle cosiddette Categorie ?Sportman? (dilettanti), hanno subito evoluzioni sostanziali (sotto il profilo tecnico) a causa della stessa evoluzione dell?automobile, ma, concettualmente, i principi di base portano alla realizzazione di mezzi che non hanno pi? le caratteristiche tipiche dei primi 15-20 anni del drag racing. Chi volesse saperne di pi? sar? obbligato ad aggiornarsi sui vari Rulebook delle diverse Association.
Drag cars ? II



Pro: deriva da Professional, richiede licenza di grado specifico e comprende queste Categorie che, nel caso, sono anche Classi Uniche:



Pro Stock: in linea di principio dovrebbe essere una vettura di produzione esclusivamente migliorata per accelerare, ma non ? cos? semplice. La telaistica ? notevolmente stravolta a causa della necessit? di includere il ?roll cage? di protezione (NASCAR Type), le slick di generose dimensioni e gli affinamenti di carattere aerodinamico alle linee; adottano un V8 alimentato da soli 2 carburatori quadricorpo (che pompano benzina, non nitro) e cambio esclusivamente manuale a 5 marce che presenta una curiosa caratteristica: una leva per ogni marcia che provoca, con l?inserimento, il contemporaneo disinserimento della marcia precedentemente innestata. Ragione per la quale la cura nella precisione ? maniacale. A titolo di curiosit? sul ? di miglio impiegano meno di 7 secondi.



Funny Cars: il telaio tubolare di un dragster a passo corto con il classico 8V di 500 cubic inches (prodotti da artigiani specializzati) secondo lo schema delle testate emisferiche (?Hemi-type V8 Made in America?, anche per la Toyota), supercompresso ed alimentato a nitrometano (max 90%), alcoli ed acqua. Hanno un coefficiente aerodinamico migliore dei Top Fuel a causa della carrozzeria monoscocca in fibra di carbonio (semplicemente ispirata ad una vettura realmente prodotta), studiata nella galleria del vento, ma minori caratteristiche adatte all?accelerazione (appunto per i passo corto): registrano, sui 1.000 piedi oggi obbligatori per NHRA, tempi inferiori ai 4 secondi, ma sono ?costituzionalmente? pi? lente dei successivi:



Top Fuel: ? l?evoluzione del dragster: in origine aveva il motore quasi a contatto con il differenziale, costringendo il pilota a sedere ?quasi? su quest?ultimo. Dopo l?incidente dell?8 Marzo 1970 sulla Lyons drag strip, Garlits propose il ?rear engine? nel quale si scambiavano le posizioni tra pilota e motore, raggiungendo un migliore standard di sicurezza. Motore ed alimentazione identici a quelli della Funny Car con tempi quasi sempre inferiori a quelle e velocit? superiori: il passo lungo (un Top Fuel pu? raggiungere anche 7 metri di lunghezza totale) aiuta, e molto, per ragioni di fisica dinamica.



Tra Sportman e Professional sono inserite due altre Classi, teoricamente ancora Sportman: Top Alcool Funny Cars e Top Alcool Dragsters. In origine la differenza era determinata dal liquido d?alimentazione, appunto alcool, pi? precisamente metanolo (come nelle Indy Cars), ma oggi vi sono numerose possibilit? (nitro compreso) legate ad altre caratteristiche del motore quali cilindrata, architettura del motore, numero delle valvole e cos? via.



Mancano le Pro Mod: in alcune Association sono Classe standard, in NHRA ?sperimentali? perch? i ?mountain engines? (fino a quasi 11.000 centimetri cubici) supercompressi causano gravi problemi di guida, deficienza nella direzionalit? (grosso motore sempre davanti al pilota, quindi squilibrio nella distribuzione delle masse) e normali difficolt? nella messa a punto, oltre alle risultanze nella tenuta della traiettoria.
Open wheels.



Nel Maggio 1911 fu organizzata la prima ?500 Miglia? di Indianapolis, vinta da una Marmon-Wasp: la vettura, una racing car classica, era in pratica un prototipo, costruita sul modello delle roadster single seater (con il solo sedile per il pilota). Per questioni regolamentari (allora molto simili tra U.S.A. ed Europa) era necessario il riding mechanic (secondo pilota e meccanico) ed ? per questa ragione che fu letteralmente inventato lo specchietto retrovisore, ovvio sostituto del secondo pilota, permettendo la vittoria. Quella Marmon-Wasp era, in buona sostanza, una speedster, ossia una vettura di produzione alleggerita e potenziata nel motore ("stripped down" e "souped-up", come gli hot rods classici), ma, date le caratteristiche estetiche, anche una roadster, perch? scoperta. Per decenni le vetture che correvano ad Indianapolis erano anche conosciute come roadster, con motore davanti al pilota e carrozzeria filante (non aerodinamica).

Dato che quelle vetture da corsa correvano quasi esclusivamente su ovali (turning left oppure circle tracking) fino agli anni settanta, circa, le sospensioni erano ?asimmetriche?, ossia con i bracci dei triangoli (A-arms, secondo gli americani) delle sospensioni pi? lunghi a destra (lato di appoggio) e pi? corti a sinistra (lato interno alla pista). Questa caratteristica ha sempre determinato diffidenza in Europa e provocato giudizi negativi sulle effettive ?difficolt? di guida?: sembra, di primo acchito, che sterzare ?sempre e solo da una sola parte? sia pi? facile?ma si ignora che il controsterzo ? la norma su quelle piste (gli ovali) mentre non si sa che, soprattutto sullo sterrato, le open wheels devono girare il volante a destra per entrare correttamente nella curva. Oggi la complicazione costruttiva ? stata eliminata adottando lo stagger: gli pneumatici ?interni? (a sinistra) sono caratterizzati dal diametro di rotolamento (teorico) inferiore (anche visivamente, se si fa attenzione) a quello degli pneumatici esterni, mentre esiste una differenza (meno rilevabile) anche tra pneumatici anteriori e quelli posteriori.

Lotus e Jim Clark, a partire dai primi anni ?60 (complice e sperimentatore qualche anno prima anche Cooper), determinarono la scomparsa, entro pochi anni, delle vecchie roadster e l?introduzione del termine Indy car, a prima vista (superficiale) simili alle F1.



Dal 1935 circa, negli Stati Uniti esplose una nuova moda, quella delle midget. Sempre ed ancora sugli ovali (evoluzione delle fairground tracks, piste ippiche convertite ai mezzi meccanici sin dal 1896) le Ford model T erano drasticamente spogliate, alleggerite e potenziate per correre, riducendo anche visivamente le dimensioni e sostanzialmente il peso. Il termine midget (persona di piccola statura, nano o folletto) sembra sia stato usato proprio per questo motivo, mentre Frank Kurtis pensava di vestire i telai con bellissime carrozzerie e Miller prima, Offenhauser poi, svilupparono fantastici motori per le midget, riducendo la cilindrata di quelli progettati per Indianapolis.



Precisato che, sin dagli agli albori, si scopr? che il cambio di una open wheel necessitava di una sola marcia, oltre alla prima che veniva usata per la sola partenza, c?? da aggiungere che lo sport motoristico americano, quello classico, in certo qual modo simile alle competizioni europee, ? quasi esclusivamente disputato su tracciati ovali, ed ? quindi naturale che le varie tipologie di ?open wheels? siano moltissime, oltre ad Indy cars e midgets.



Outlaw: per semplificare sono le open wheels con un gigantesco alettone montato sul rollcage. Storicamente ?outlaw? (fuorilegge) era la condanna della Triple A (American Automobile Association) a chi (piloti e manager) sconfinava dal Regolamento, introducendo innovazioni: in questo caso i piloti ed i manager sportivi pare avessero adottato l?alettone per esporre il logo degli sponsor, ma tutta l?architettura delle outlaw si ? evoluta per sfruttare quell?elemento come aiuto nella stabilit? e tenuta. Oggi esistono categorie di vetture open wheel (ruote scoperte) con o senza alettone, midget comprese.

Per individuarle basta in prefisso winged, dotata di ali.
Covered wheels.



Sono le ?vetture con i parafanghi?, ovvero dotate di carrozzeria integrale che copre anche le ruote (da dove il termine).

Le pi? famose covered wheels sono le stock cars: precisiamo subito che questa parola composta non significa, in nessun caso, ?vettura di serie?: stock cars erano i vagoni delle ferrovie americane che trasportavano merce alla rinfusa e pare che la denominazione sia stata adottata perch? le auto dei moonshiners (contrabbandieri di alcool: c?e un topic dedicato all?argomento in questo Forum) trasportavano effettivamente quantitativi inimmaginabili di fusti e scatoloni? Inoltre ?stock? ? un vocabolo dai molti significati, uno dei quali ? anche riferito alla ?Stock Exchange? (Borsa Merci, a Chicago)?

In ogni caso Bill France senior, gi? dal 1937, pensava di stabilire un Campionato nel quale si potessero usare auto di normale e regolare produzione per stabilire la supremazia dei piloti migliori (dei 600 iscritti nel 1947, quasi tutti erano moonshiners): la cosa si ? modificata sostanzialmente quando il Regolamento stabil?, per tutti, una (ancorch? teorica) uguaglianza di giudizio e di regole applicabili. In sostanza una stock car non ? ?una vettura di serie? sin dai primi anni ?50, ed ancor meno lo ? oggi, in quanto la sua costruzione, che avviene in officine altamente specializzate, parte dal tetto (si, verissimo!) prosegue con telaio e roll-cage, continua con l?applicazione dei pannelli che fungono da carrozzeria e finisce con le parti meccaniche.

Tutto il complesso ? verificato per l?approvazione, dai Technical Inspectors i quali (si dice?) tengono custodite le sagome di riferimento in cassaforte! Inoltre, giusto per alimentare le polemiche, ? anche noto che un Rulebook NASCAR ? (quasi) assolutamente indisponibile al general public (ed ai giornalisti accreditati): ? possibile potersene procurare uno a caro prezzo ed almeno dopo due anni.

Per chi volesse saperne di pi? consiglio di prendersi almeno una giornata di tempo libero e visitare questo sito: [url="http://www.jayski.com/"]http://www.jayski.com/[/url].

Forse non tutto, sicuramente di tutto sulla NASCAR e sulle stock cars. Come nel caso delle open wheel (v. sopra) esistono altre Association ed altre categorie o Classi che regolamentano queste vetture, ma sarebbe una storia forse troppo lunga. Per saperne di pi? ? abbastanza recente questo volume: ?The Phisics of NASCAR? scritto dalla professoressa in Fisica Fiandra Leslie-Pelecy, il cui sottotitolo ? illuminante: ?How to Make Steel + Gas + Rubber = Speed?.
"If you don't find what you're searching for, please ask! Thank you." :ciglia:

Guest

Ho letto con dedizione ed estremo interesse la tua storia, devo dire che ? molto chiara, volevo porti una domanda magari per molti "del campo" scontata...



Bill France senior reclut? dei moonshiners per una innovativa competizione oppure mise in piazza un nuovo genere automotivo considerato fuorilegge dalla AAA e che da li a "poco" si sarebbe poi chiamato nascar ??



Ancora una piccola questione, quando definisci gli Outlaw ( winged ) si intendono quelle specie di buggy con rollbar e alettone a Z?





Ringraziandoti di cuore, anche a nome del forum per condividere le conoscenze, ti porgo i miei saluti.



Complimenti ancora!
Grazie Stigmae,

La questione riguardante Bill France ? complicata perch? volutamente tenuta nascosta per molto tempo (quasi fino agli anni '90, quando furono pubblicati alcuni testi, non ultima la testimonianza di Yunick): in parole povere France sapeva (benissimo) di reclutare moonshiners, ma non voleva assolutamente diventasse questione di dominio pubblico, per ovvie ragioni (prestigio, sostanzialmente, perch? era noto i moonshiners fossero in certa misura "quasi" delinquenti). La competizione tra stock cars pare fosse gi? in voga, in moltissimi stati del Piedmont (profondo Sud) sin dai primi anni '30: Robert Roof, poi anche hot rodder, pubblic? un interessante articolo sulle "modified stock cars" a Dicembre del 1933, su Popular Mechanics (reperibile in rete).

Outlaw sono open wheels che sarebbe improprio definire "buggies": una open wheel pu? correre su una pista in terra (la maggioranza) ma non ? un vero e proprio buggy che si muove "fuori-strada" nella stradrande maggiornaza dei casi. il termine "buggy" definiva la carrozza ed ? usato perch? le buggies (agli inizi del 1900),o carrozze, percorrevano strade veramente approssimative (da qui la protesta dei Soci A.A.A.).

Guest

[quote name='funnycar' post='395505' date='18/12/2011, 12:33']Grazie Stigmae,

La questione riguardante Bill France ? complicata perch? volutamente tenuta nascosta per molto tempo (quasi fino agli anni '90, quando furono pubblicati alcuni testi, non ultima la testimonianza di Yunick): in parole povere France sapeva (benissimo) di reclutare moonshiners, ma non voleva assolutamente diventasse questione di dominio pubblico, per ovvie ragioni (prestigio, sostanzialmente, perch? era noto i moonshiners fossero in certa misura "quasi" delinquenti). La competizione tra stock cars pare fosse gi? in voga, in moltissimi stati del Piedmont (profondo Sud) sin dai primi anni '30: Robert Roof, poi anche hot rodder, pubblic? un interessante articolo sulle "modified stock cars" a Dicembre del 1933, su Popular Mechanics (reperibile in rete).

Outlaw sono open wheels che sarebbe improprio definire "buggies": una open wheel pu? correre su una pista in terra (la maggioranza) ma non ? un vero e proprio buggy che si muove "fuori-strada" nella stradrande maggiornaza dei casi. il termine "buggy" definiva la carrozza ed ? usato perch? le buggies (agli inizi del 1900),o carrozze, percorrevano strade veramente approssimative (da qui la protesta dei Soci A.A.A.).[/quote]

Grazie per la straordinaria tempestivit? e chiarezza...

Che riesci a dirmi invece sul mondo del pulling?

C'? qualche libro che ne parla in modo completo, sul web ho trovato solo dei bugiardini :ciglia:

Grazie ancora!
Il tractor Pulling ? unp dei pochi sport motoristici mericani praticato in Italia: se vuoi saperne (un pochino) di pi?, ti consiglio di vedere qui:

[url="http://www.funnycar.it/html/tractor_pulling.html"]http://www.funnycar.it/html/tractor_pulling.html[/url]

Per quello che ne so io, non esistono libri sull'argomento.

Franco

Guest

[quote name='funnycar' post='395533' date='18/12/2011, 15:09']Il tractor Pulling ? unp dei pochi sport motoristici mericani praticato in Italia: se vuoi saperne (un pochino) di pi?, ti consiglio di vedere qui:

[url="http://www.funnycar.it/html/tractor_pulling.html"]http://www.funnycar.it/html/tractor_pulling.html[/url]

Per quello che ne so io, non esistono libri sull'argomento.

Franco[/quote]

Grazie ancora!

Mi immagino i nonni sul landini ahah

Guest

complimenti funnycar! una documentazione chiara, ben spiegata e di facile consulto! <img src="https://www.usacarsforum.it/forum/images/smilies/confused.png" alt="Confused" title="Confused" class="smilie smilie_13" />archaha: :winns:

Davvero molto molto interessante e costruttivo per chi ( come me) ha sete di sapere!